L’azienda è sita nel Parco Nazionale del Subasio, montagna facente parte della catena dell’Appennino. Caratterizzato da una forte presenza di doline, una sorta di “vasche” naturali formatesi nel tempo con il disgregarsi della roccia e utilizzate come contenitori di acqua e ghiaccio. Impattante è la biodiversità di flora e fauna presente sul Subasio: quercia, pino, zone boschive che si alternano a pascoli. Non di rado si possono incontrare vacche, cavalli e pecore.
Inverni rigidi ed estati fresche anche grazie ad una ventilazione sempre presente. Siamo quasi a 1300 m slm.
Una premessa doverosa sul terreno su cui sorge e lavora il vigneto di Tenuta Baroni Campanino. Come accennato, azienda Biodinamica del 2012 con una viticoltura eroica. Due parole chiave che ben rappresentano l’azienda. Andiamo quindi a snocciolarle.
Siamo a 800 m slm, ogni vigneto è un micro-appezzamento con le sue peculiarità, ma soprattutto la sua pendenza e le sue difficoltà legate anche alla gestione manuale dei filari, diversità nella gestione della parte agronomica e finanche macchinari studiati ad hoc. Se parliamo, ad esempio, del micro appezzamento del Grechetto (bellissimo, aggiungerei), circondato dal bosco, siamo su una pendenza del 70%! -Andrea definisce questi appezzamenti dei “micro feudi della natura”.
La pendenza però non rappresenta solo un limite: porta, difatti, anche all’irraggiamento del sole ben distribuito, andando poi a dare maggiore espressione in termine di carica di colore e in termini di alcolicità. Eroicità sta anche nella difficoltà nel riuscire a raggiungere i vigneti, sia a livello lavorativo e manuale, pensando per esempio alla vendemmia, sia a livello di spostamento dei carichi che dovranno raggiungere poi la cantina. Il tutto lasciato rigorosamente molto, permettetemi di usarlo, “wild”: la contaminazione dell’uomo in questi vigneti selvaggi deve essere sempre molto marginale per lasciare spazio alla naturalità del luogo.
Un altro elemento caratterizzante di questa azienda è l’artigianalità del prodotto e la tecnologia.
Pertanto, un piccolo focus sulla scelta stilistica delle nuove etichette del Grechetto e del Sangiovese concerne proprio il connubio tra Scienza applicata alla Natura. In piena coerenza di pensiero, le etichette hanno, pertanto, un fondo bianco predominante perché, come ci racconta Andrea Caracciolo “il bianco è il colore per eccellenza della purezza, del candido”. Ogni bottiglia avrà poi la sua caratteristica stilistica, sempre omogenea nella linea di pensiero. Il Grechetto 2018 e il Sangiovese 2017 hanno rispettivamente un “graffio” o uno squarcio giallo e rosso, graficamente rappresentate dal basso verso l’alto, invitando pertanto l’occhio a seguire la linea che se disegna il profilo.
“Queste linee rappresentato anche l’evoluzione stessa dei vini”. Ed è vero che l’occhio umano che percepisce la dinamicità e il movimento. Chiaramente qui andiamo in un terreno artistico e soggettivo. Via alla fantasia e alle emozioni.
Personalmente, ci vedo un taglio artistico che a tratti mi ricorda Kandinskij e Fontana.
Parole chiave: Semplicità, Sostenibilità ed Emozioni.
“La tecnologia, applicata nel modo corretto, diventa un’energia”; ed infatti, l’azienda è dotata di un sistema di monitoraggio, per garantire il processo di qualità, attraverso una mini stazione meteo presente in ogni vigna che fotografa ogni minuto, creando così un video di un anno in 5 minuti. Le stazioni meteo rivelano altresì venti, piogge, temperature. Questo controllo permette anche di gestire le decisioni e i futuri trattamenti da adoperare in vigna. Conoscere i movimenti della vigna, conoscere la natura, rispettandola adeguandosi ad essa, è il primo passo per una gestione qualitativa e sostenibile del vigneto.
Parole chiave:Consapevolezza e Conoscenza.
Passiamo in ultimo al concetto di Biodinamica:
Damiano ci spiega che seguono “Principi base della Biodinamica“: trattamenti chimici pari a 0 sia in viticoltura che nella gestione di cantina, base naturale di zolfo e rame. Per quanto riguarda questa annata, in via approssimativa, possiamo fare un quadro generale delle stagioni sino ad ora affrontate: per le gelate di marzo sono state utilizzati decotti a base di camomilla (per mitigare i danni) o la valeriana, denominata preparato 507 (per prevenire) dinamizzate.
La valeriana in particolare, per le sue proprietà sedative e per il contenuto di fosforo è in grado di rendere le piante più resistente a forti escursioni termiche o come in questo caso alle gelate e quindi all’abbassamento drastico di temperatura
Dopo una primavera stabile, le piogge di giugno hanno creato, invece, diverse difficoltà nel ciclo, soprattutto in un momento fondamentale come quello della fase della maturazione, andando quasi a vanificare i vari trattamenti a base di ortica e aglio che sono rispettivamente antifungino e antibatterico.
Altri trattamenti “classici” riguardano l’irroramento con il corno letame nella vacca creando una torba che viene dinamizzata in acqua e spruzzata poi nel vigneto.
Ci racconta Vincenzo che i “vini strettamente legati all’annata”. Fermentazione spontanea, pertanto lieviti indigeni.
Come già specificato, ogni vigneto è un micro-appezzamento. Pendenza bianco in alcuni punti 70%, nello specifico 4 filari del Grechetto: non praticabili con mezzi agricoli.
Sangiovese 2017, per esempio, è un blend della migliore selezione delle particelle di Sangiovese.
Passiamo alla degustazione:
Qualitativa la 2018 è stata un’ottima annata.
Grechetto 2018, parliamo di Grechetto G5, o Grechetto di Todi. Prima linea che vede la vinificazione di questo vitigno in purezza. Affinamento: Acciaio e bottiglia. Esposizione Sud Est con una impattante pendenza e conseguente irraggiamento solare che caratterizza un colore giallo paglierino pieno. Vigna giovane, per cui si è aspettato una buona resa per ettaro per poter procedere con la produzione.
“Il Grechetto diventa così una vera sfida”- racconta Damiano. Ha tutte le peculiarità del Grechetto, con il suo finale ammandorlato aggiungendo un bouquet declinato al floreale tra tra gelsomino e camomilla, mela verde e miele mille fiori, elementi erbacei e freschi, boschivi, bella freschezza, figlia delle escursione termiche, considerata l’altitudine, finale sapido.
Il terreno del Grechetto è costituito da argilla con elementi sorgivi, giacché siamo nella vicinanza del fiume Tescio. Non fa nessuna micro-filtrazione e la pulizia di questo Grechetto è dato esclusivamente dai travasi.
Sangiovese 2017
Affinamento in cemento, esposizione Sud Est. 14.5%
Blend di due diverse vendemmie dello stanno anno: una classica ed una tardiva. “Ciò ha influito sulla persistenza gusto-olfattiva, sul corpo e sul colore: il nostro sangiovese è quasi impenetrabile, nonostante le caratteristiche del Sangiovese che ha un colore abbastanza scarico “- spiega Vincenzo. Il colore è difatti marcato con presenza di sfumature più mature.
La vigna di Sangiovese è quella più vasta nell’azienda; conta infatti 11 ettari (di 14 totali) dislocati ad un’altitudine variabile di 500-800 m slm: questo fa sì che ogni appezzamento abbia un suo microclima e finanche una diversa gestione, con un periodo di maturazione diverso.
Questo vino è stato un po’ un’ “Eureka”- sostiene Vincenzo; dopo la macerazione e lo svinamento, infatti, è stata riempita una vasca più piccola con mosto fiore e non aggiunta la spremitura della vinaccia.
Al naso è molto elegante, giocando su note di fiore, frutta piena rossa e nera come l’amarena e ancora una volta note boschive molto fresche. In bocca il tannino va arrotondandosi lasciando spazio ad un finale minerale lungo.
E con questo ultimo post sull’azienda Tenuta Baroni Campanino, spero di avervi raccontato appieno una realtà umbra che fa della montagna la sua caratteristica principe.
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