Il 19 e 20 aprile si è svolta “AMontefalco”, nuovo naming dell’Anteprima Sagrantino di cui rappresenta l’evoluzione. Non più solo Sagrantino, non più solo un’anteprima, ma un’idea di moto a luogo verso Montefalco, terra per il vino.
Come sempre l’evento ha avuto un’organizzazione impeccabile da parte del Consorzio Tutela Vini Montefalco e i suoi partner, con tanti ospiti dall’Italia e dal mondo.
La valutazione dell’annata 2019 presentata alla stampa e agli operatori del settore è stata 5 stelle, ovvero annata eccezionale, con 95 punti su 100.
Ho inaugurato la mia partecipazione con la visita alla cantina Tabarrini a Turrita di Montefalco, proprietà dell’attuale presidente del consorzio Giampaolo Tabarrini.
Nonostante si tratti di una piccola produzione di vini artigianali, la cantina si presenta con ampi spazi, molto generosi anche in altezza. Tutti gli spostamenti avvengono infatti per caduta e senza l’utilizzo di pompe, a parte l’imbottigliamento fatto internamente. Le attività quotidiane sono facilitate dall’utilizzo di un’app di domotica collegata a tutta la struttura.
Tutto questo può sembrare esagerato per una cantina dalla produzione artigianale, ma é in linea con la personalità sopra le righe di Giampaolo.
Le uve vengono raccolte a mano su piccole cassette in modo da mantenere un unico strato e non schiacciare gli acini, particolarmente a rischio a cause delle maturazioni estreme che la cantina predilige. In cantina avviene un’ulteriore selezione manuale dei grappoli. La fermentazione é spontanea per tutti i vini da sempre.
Molto suggestiva la bottaia, situata 12 metri sotto terra con un sistema di ricambio dell’aria, dove riposano anche le annate storiche dei vini Tabarrini: dai primi imbottigliamenti della famiglia nelle bottiglie dell’acqua con tappo a corona ai tempi più recenti. Un vero paradiso per un appassionato. Da questa riserva abbiamo prelevato delle bottiglie per la degustazione.
A Giampaolo piace esagerare e questo si vede nella cantina così come nei suoi vini. Abbiamo degustato:
Trebbiano Spoletino “Adarmando” 2013
Colore giallo dorato, luminoso.
Sentori di frutta gialla matura tendente allo sciroppato, fiori gialli e idrocarburi. Al palato è caldo, sapido, strutturato e dalla lunga persistenza. Nonostante i 10 anni sulle spalle mantiene un’ottima acidità e lascia pensare a ulteriore potenziale di invecchiamento.
Montefalco Rosso “Boccatone” 2010
Blend di sole varietà locali: Sangiovese 60%, Sagrantino 15% e Barbera.
In realtà per l’affinamento che fa potrebbe essere un “Riserva” e si sente.
Dal colore rosso rubino con unghia granata, é decisamente compatto. Al naso presenta note di ciliegia matura, fragolina di bosco, amarene e marmellata di more. Tra i sentori terziari spiccano cuoio, tabacco, pepe nero e un leggero affumicato. Il sorso é deciso, con un tannino morbido ma ben presente, più che persistente e presenta ancora una buona acidità.
Montefalco Sagrantino “Colle alle Macchie” 2008
Uno dei cru dell’azienda ottenuto da vigneti su terreni argillosi esposti a sud e uve raccolte ad estrema maturità, affina solo in botte grande. Dal colore granato dovuto al lungo invecchiamento, al naso è estremamente complesso. Frutti rossi come more, visciole e ciliegie sotto spirito sono in equilibrio con un’ampia speziatura: cioccolato, tabacco, pepe nero, cuoio, liquirizia, anice stellato e vaniglia. Al palato insieme a tutti questi elementi troviamo una buona acidità, un tannino elegante, setoso e una lunga persistenza. Un assaggio memorabile che sarebbe bello ripetere tra qualche anno.
Per la presentazione dell’annata 2019 abbiamo assaggiato in anteprima un quarto cru di Sagrantino: il Bisbetico Domato, proveniente dalla stessa porzione di vigna utilizzata per la produzione del Colle alle Macchie. Questo vino vuole cambiare drasticamente il concetto di Sagrantino ed è ottenuto con un nuovo concetto fermentativo che presto l’azienda potrà rivelarci. Rappresenta il punto di esasperazione massimo delle uve, con 12 mesi sulle bucce, 2 anni in botti di legno e un lungo affinamento in bottiglia. Oggi è ancora un ragazzino, ma si distingue già per eleganza e finezza.
Infine abbiamo avuto la fortuna di assaggiare il Piantagrero 2017, dall’antica e quasi dimenticata varietà umbra Grero. Frutto della curiosità e della sperimentazione della famiglia Tabarrini, si presenta dal colore impenetrabile e sprigiona profumi complessi. In bocca è avvolgente e carnoso, con un frutto esplosivo e una delicata speziatura e balsamicità.
Il tutto si è svolto in abbinamento a raffinati assaggi preparati nella cucina a vista del nuovo spazio degustazione inaugurato per l’occasione.
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